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Invernale al Rifugio Sebastiani

Svegliarsi al Rifugio Vincenzo Sebastiani in un’assolata mattina invernale. La luce si riflette sul ghiaccio compatto nella solitudine che solo l’alta quota può offrire. Lo sguardo domina la Piana di Pezza e spazia su tutte le maggiori vette dell’appennino centrale. Nulla rompe il silenzio ovattato mentre il sole scalda rapidamente l’aria. Sembra una gita estiva sul ghiacciaio del Monte Bianco, invece siamo a 2.100m di quota a due passi da Roma. In pieno inverno.

Salire al Rifugio Sebastiani dalla piana di Campo Felice è una gita alla portata di tutti?

Noi l’abbiamo scelto come nostro primo itinerario invernale con pernottamento in rifugio. La salita al Sebastiani è probabilmente un ottimo itinerario, facile e sicuro, per vivere l’emozione dell’alpinismo senza una preparazione atletica professionale. Lo consiglio vivamente a tutti gli habitué del trekking estivo che vogliono sperimentare qualcosa di diverso con le ciaspole ai piedi.

Di seguito qualche consiglio e molte foto per la vostra prima “invernale” degna di nota.

Caratteristiche tecniche:

  • Dislivello: 600m (500m se è aperta la strada fino alla miniera di bauxite) sola andata. Il ritorno è tutta discesa.
  • Distanza: Circa 6km solo andata.
  • Durata: 3,5 ore per salire con qualche pausa. 2,5 ore per scendere.
  • Attrezzatura: ciaspole e vestiti a cipolla. Si passa rapidamente dalle maniche corte durante una salita al sole fino alla necessità di una giacca da sci se si è fermi nelle zone in ombra. Non è richiesta altra attrezzatura tecnica rispetto ad un normale trekking.
  • Itinerario: uscite dall’autostrada a Tornimparte e salite alla piana di Campo Felice. Lasciate l’auto al parcheggio (42°13’46.1″N 13°25’11.6″E) e proseguite sulla strada bianca fino alla Miniera di bauxite (42°12’30.7″N 13°25’05.3″E). Da li seguite la pista tracciata da sci di fondo e ciaspole, prima nel bosco, poi nell’ampia vallata (42°11’47.9″N 13°24’42.1″E), fino al “muro” finale (muretto…) che vi conduce al Rifugio (42°10’45.1″N 13°23’32.3″E).

Consigli:

  • Abituatevi a salire lenti: non fatevi frustrare dalla lentezza della salita. Arrancare su un pendio ghiacciato o affondare nella neve fresca richiede uno sforzo (ed un tempo) doppio rispetto ad un normale trekking.
  • Periodo migliore: verso la fine dell’inverno, inizio primavera. State salendo su un versante Nord, fa freddo e la neve si scioglie lentamente. Ovviamente più andate avanti con la stagione più aumentano le possibilità di dovervi caricare le ciaspole sulle spalle per una parte del percorso. In compenso se arrivate a primavera inoltrata avrete buone probabilità di poter percorrere la strada bianca fino alla Miniera di bauxite in automobile.
  • Posso farlo tranquillamente se… Rapportato ad normale trekking
    dal punto di vista dello sforzo fisico, la salita al Sebastiani in invernale è analoga al Gran Sasso (Corno Grande) d’estate.
  • Neve: ricordatevi che la mattina la neve è compatta (comoda) e il pomeriggio farinosa (faticaccia). ovviamente se pernottate al rifugio farete la salita nel pomeriggio e dovrete farvene una ragione.
  • La cosa più bella… Non è il tramonto, bensì l’alba. Il Rifugio è in ombra già dal tardo pomeriggio, quindi l’atmosfera ed il paesaggio più bello si godono la mattina presto col sole che scintilla sul ghiacciaio deserto mentre la bruma ancora avvolge il fondovalle.
  • Acqua: se c’è il sole (e c’è perchè altrimenti ve ne state a casa) consumerete un bel quantitativo d’acqua. Noi abbiamo consumato 1,5 litri a testa per la salita. Al rifugio si può comprare, ma costa 2 eur per mezzo litro.
  • Prezzo: la mezza pensione al Sebastiani costa 52 eur per i non soci CAI. Escluse bevande.
  • Contatti: inutile dire che purtroppo o per fortuna il rifugio Sebastiani non si prenota su booking. Potete chiamare Eleonora ai numeri che trovate sul sito http://www.rifugiovincenzosebastiani.it/. Facebook è una buona fonte di informazioni per capire se nel w.e. il rifugio è aperto.
  • Confort: il rifugio è molto carino e ben gestito dalla cooperativa Equo Rifugio. La zuppa è eccezionale e c’è sempre qualche avventore che vi racconterà i suoi aneddoti e le sue avventure in montagna. In teoria il riscaldamento ci sarebbe, in pratica fa un freddo boia. Potete seppellirvi sotto tre, quattro coperte, ma se vi portate anche il vostro sacco a pelo state più tranquilli. Si dorme tutti in camerata ed ovviamente non c’è la doccia. Spartano anche il bagno.

Ed ora le foto dell’itinerario, percorso il 23-24 marzo in un fine settimana particolarmente caldo e assolato di un’inverno maledettamente avaro di precipitazioni nevose.

Ciaspole in spalla per il primo tratto sulla piana di campo felice
Il tratto nel bosco
Usciti dal bosco il caldo si fa sentire
Il panorama si apre sulla vallata
Vista da qui sembra quasi in piano. Quasi.
And the winner is…
La Vena Stellante al tramonto
La scenografica entrata “invernale” al rifugio. Quando l’entrata principale è sepolta dalla neve.
Ore 8.00 dal ghiaccio antistante il rifugio
Cartelli con tempistiche estive
Il rifugio la mattina
Inizia la discesa
1,5 litri d’acqua per salire. 1 succhetto di frutta per scendere.
Ultimo saluto alla neve scintillante.

Viaggiatore da una vita. Ho piantato la tenda sull'aspra brughiera delle Orcadi e sorseggiato mojhito sulla sabbia bianca di Bora Bora. Ho visitato il cuore rovente dell'Islanda ed attraversato gli USA da un oceano all'altro. Ho conosciuto un filosofo cubano di nome Aristoteles, e visto i Sami giocare a calcio alle tre del mattino in un'area di servizio oltre il circolo polare artico. Ho cotto gli spaghetti nel Tiergarten di berlino ed ero a Times Square la notte che Trump ha sconfitto l'america. Mi muovo a piedi in bicicletta, in treno e in automobile: ad ogni viaggio il suo mezzo. Ma meglio se leggero. Sono fermamente convinto che l'Italia sia il paese turisticamente più importante del mondo, se vissuto fuori stagione. Tuttavia amo trascorrere l'estate al fresco nel Grande Nord. Cicloturista enogastronomico dell'era Decathlon, mi considero più un cacciatore di paesaggi che un Trekker vero e proprio. Ho comunque al mio attivo un 4000 e numerose cime minori. Ho viaggiato con tre, cinque, dieci amici, alcuni dei quali scrivono in questo blog. Oggi viaggio con mia moglie che scatta fotografie e traccia la rotta col GPS, ma non rinuncio mai alla sensazione del dito che scorre su una carta geografica. Mio figlio a 6 mesi ha già raggiunto quota 2.400 e calcato alcune delle spiagge più belle del mediterraneo. Sta buono solo in viaggio. Credo che farà grandi cose.

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